VIVERE DI RENDITA
di Stefania Rimini "Vivere di rendita" venerdì 1 ottobre 2004 ore 21:00 - Rai 3

MILENA GABANELLI
Dentro la quotidianità c'è l' argomento della nostra inchiesta La luce, il gas il telefono, le autostrade: tutti quei servizi irrinunciabili che una volta forniva lo Stato e che adesso sono passati in gran parte ai privati.
Ma nel passaggio di mano, qualcuno ha vinto e qualcuno ha perso. Stefania Rimini

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Le autostrade sono patrimonio dello Stato, ma la gestione è in gran parte affidata ad una serie di società private concessionarie. La concessionaria privata più grande di tutte è la società Autostrade per l'Italia spa.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Quanti sanno chi è il padrone di Autostrade per l'Italia spa?

AUTRICE
Lei sa chi è il proprietario delle Autostrade spa?

AUTOMOBILISTA 1
Non lo so a dir la verità.

AUTRICE
Lei sa chi è il proprietario delle Autostrade Spa?

AUTOMOBILISTA 2
Non è una società?

AUTRICE
E lo sa di chi è questa società?

AUTOMOBILISTA 2
No.

AUTOMOBILISTA 3
Chi è, la Regione Lombardia? Il Comune? Berlusconi?

AUTRICE
Glielo dico io chi è? Benetton.

AUTOMOBILISTA 3
Non lo sapevo che era Benetton.

AUTOMOBILISTA 2
Benetton? Questa qui mi è nuova.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Non è poi tanto nuova, perché è già dal '99 che il gruppo Benetton si è comprato la società Autostrade. Anche allora come oggi lo Stato aveva bisogno di soldi e quindi privatizzava. Quando nel '99 il gruppo Benetton compra il 30% della società Autostrade, si crea una concentrazione perché i Benetton erano già padroni della catena degli Autogrill, l'avevano presa nel 1996 quando l'Iri aveva ceduto la società Autogrill ai privati.

AUTRICE
Prima di essere privatizzata quanto fatturava Autogrill?

GIUSEPPE CERRONI - direttore comunicazione Autogrill
900 milioni di euro.

AUTRICE
E adesso?

GIUSEPPE CERRONI - direttore comunicazione Autogrill
Tre miliardi e 200 milioni di euro, quindi un salto incredibile.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
A distanza di pochi anni dalla privatizzazione, Autogrill è diventata multinazionale ed è passata da 7000 a 40mila dipendenti. In Italia è la più forte sul mercato.

GIUSEPPE CERRONI - direttore comunicazione Autogrill
Nessuno scommetteva sulla capacità che il presidente Gilberto Benetton aveva indicato, di creare una ristorazione che non fosse né per ricchi né per poveri, ma che fosse una ristorazione di qualità per tutti.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Quindi con gli Autogrill i Benetton sono stati molto bravi. Quando però si sono comprati anche la società Autostrade, l'Antitrust gli ha messo una condizione

GIUSEPPE TESAURO - presidente Antitrust
Noi accettammo l'impegno del gruppo Benetton di affidare la ristorazione nelle aree di sosta in autostrada attraverso procedure di gara.

AUTRICE
Cioè una fetta della torta sarebbe dovuta andare anche ad altri.

GIUSEPPE CERRONI - direttore comunicazione Autogrill
Devo dire che noi alle gare ci siamo abituati.

AUTRICE
È com'è andata poi?

GIUSEPPE TESAURO - presidente Antitrust
Mah, per la verità non è andata tanto bene.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Facciamo una prova. Qui per esempio siamo su un pezzo di A14, che è della società Autostrade, gruppo Benetton. Partiamo da Macerata in direzione Milano e vediamo quante aree di sosta sono gestite da Autogrill, gruppo Benetton, e quante aree di sosta sono invece gestite dalla concorrenza.

La prima che troviamo è gestita da Autogrill.
La seconda è gestita da Big Bon.
La terza: Autogrill. La quarta: Autogrill. La quinta, la sesta e la settima: ancora Autogrill.

GIUSEPPE CERRONI - direttore comunicazione Autogrill
"Ci siamo anche autocontenuti, ad alcune gare non abbiamo partecipato. Di fatto Autogrill ha risposto alle gare nel modo più esemplare possibile".

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Per l'Antitrust, Autogrill non è stata così esemplare, perché ha dato ai Benetton una multa da 15 milioni e 800mila euro

AUTRICE
L'antitrust ha detto che non gli avete dato retta, che queste gare non erano ben fatte, è così?

GIUSEPPE CERRONI - direttore comunicazione Autogrill
Dunque, la storia è un po' lunga.

GIUSEPPE TESAURO - presidente Antitrust
Finì con una sanzione che adesso il giudice in primo e in secondo grado ha confermato.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
15,8 milioni di euro è una sanzione che ha fatto arrabbiare i Benetton, tanto che il presidente Gilberto re delle Autostrade e re degli Autogrill, ha preso carta e penna e in una lettera pubblica ha accusato l'Antitrust di avercela con loro.

GIUSEPPE TESAURO - presidente Antitrust
Ce l'abbiamo è un termine un po' improprio direi. Noi abbiamo una legge che intendiamo far rispettare. Forse è proprio questo che meraviglia alcuni.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Intanto i conti di casa Benetton tornano floridi grazie all'aumento dei pedaggi per cui volano le quotazioni dei titoli del gruppo.
Ma i Benetton non sono gli unici industriali che rilevando un ex monopolio campano meglio che a far maglioni.

MILENA GABANELLI
Sappiamo che l'utente non ha alternative, e Ma chi se le è prese le ex aziende pubbliche? Perché erano tante, lo Stato imprenditore aveva un patrimonio enorme. Alla fine degli anni 80, per esempio, quali e quante aziende facevano capo alla più grossa holding pubblica, ovvero l'IRI? Lo vediamo in questo filmato di 85, dove l'IRI racconta se stessa.

Video istituzionale IRI Un partner per l'estero 1985 - Fondazione IRI
"Proviamo ad immaginare il viaggio di un visitatore straniero, uno dei tanti che vengono in Italia per lavoro o per le vacanze. Arriverà forse con un aereo Alitalia, la compagnia dell'IRI, senza sapere che molte parti di quell'aereo sono state costruite da un'azienda dell'IRI, l'Aeritalia. I radar che hanno controllato il volo sono stati realizzati dalla Selenia, con componenti della Sgs. Il nostro viaggiatore chiamerà gli amici con un telefono prodotto dalla Italtel e utilizzando il servizio telefonico della Sip o della Italcable. Percorrendo un'autostrada gestita dalla Società Autostrade, si imbatterà in una centrale elettrica costruita dall'Ansaldo, sempre dell'IRI. Una sosta in un Autogrill della Sme, e poi via di nuovo in giro per l'Italia. Può darsi che per viaggiare preferisca il treno. In questo caso il suo vagone correrà su rotaie prodotte dalla Nuova Deltasider e sarà trainato da un locomotore realizzato per la parte elettrica dall'Ansaldo. E se passerà un week end in Sardegna, il traghetto apparterrà alla Tirrenia della Finmare e sarà stato costruito dalla Fincantieri. Anche tutte queste società appartengono all'IRI. Ma non basta: dolci, surgelati, il pomodoro degli spaghetti, saranno probabilmente prodotti da Motta, Alemagna, Antica Gelateria del Corso, Cirio, società della Sme, la finanziaria dell'IRI che cura il settore alimentare e della grande distribuzione.
Non a torto si parla di galassia IRI".

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
L'Italia degli anni ottanta sembrava l'Unione Sovietica.

La galassia IRI, all'inizio degli anni novanta è sul punto di esplodere. Da solo, il settore dell'acciaio di Stato aveva inflitto all'IRI e ai contribuenti perdite stimate in almeno 30mila miliardi di lire.

Nel 1992 il debito pubblico viaggia verso i 2 milioni di miliardi, e il Paese sta per fallire. Non si può far altro che vendere, quindi inizia la grande privatizzazione.

GIULIO SAPELLI - economista
Allora abbiamo dovuto vendere i gioielli della corona. Non dimentichiamo mai che la prima azienda venduta è stata la Nuovo Pignone dell'Eni ed è stata venduta al suo concorrente, senza pensare a come si collocava sul mercato, no, è stata venduta per realizzare, per fare cassa.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Per tranquillizzare i mercati internazionali parte un programma di vendite tra i più cospicui del mondo. Dal '92 al 2000 lo Stato incamera ben 113 miliardi di euro, con cui si riuscirà a far calare il debito pubblico quel tanto che basta per poter entrare in Europa.
I partiti che occupavano le aziende pubbliche sono sotto scacco per Tangentopoli e non riescono ad impedire lo smantellamento del sistema delle Partecipazioni Statali. Vengono arrestati i personaggi più importanti dell'impresa pubblica come il presidente dell'Eni Gabriele Cagliari, che si suicida a S.Vittore il 20 luglio del '93, lasciando l'Eni nella bufera.

FRANCO BERNABÈ - ex amministratore delegato Eni
Ma non ci fu solo quello, ci fu il periodo tra marzo e aprile in cui tutta la dirigenza dell'Eni venne imprigionata, l'Eni venne praticamente chiusa, le sedi dell'Eni vennero sigillate, quindi io mi ritrovai praticamente da solo in condizioni drammatiche a gestire la società, il gruppo. Io mi ricordo che in quel periodo passai quasi due mesi senza dormire.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Alla fine l'Eni viene salvato, ma tutto il resto viene fatto a pezzi. Dalla Sme fuoriescono i surgelati dell'Italgel che finiscono alla Nestlè, gli oli e le conserve della Cirio Bertolli De Rica se li prende Cragnotti, Autogrill e i supermercati Gs vengono ceduti alla cordata Benetton-Del Vecchio, che dopo poco rivenderanno i supermercati Gs ai francesi della Carrefour. Li avevano pagati 700 miliardi, ne hanno incassati 5 mila.

NICHI VENDOLA - deputato
Vorrei sapere se è lecito in Italia chiedere "scusi, com'è andata a finire"? È vero che lo Stato ha guadagnato o ci ha guadagnato solo un privato? È vero che i cittadini ci hanno guadagnato o ci hanno rimesso denaro e qualità dei servizi? Ecco, queste sono le domande.

MARCELLO DE CECCO - economista
Quella è stata una privatizzazione in condizioni di non libertà da parte dello Stato italiano. Si è voluta vendere al pubblico, per modo di dire, si è voluta raccontare al pubblico come una scelta per motivi di maggiore efficienza, per motivi di equità. Io non credo che sia vero. È stato fatto per forza, non è stata una scelta. Questa è la vera verità.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Le privatizzazioni riescono perché la gente molla i Bot e fa la fila in banca, per comprare le azioni delle aziende pubbliche che lo Stato via via mette sul mercato. Si comincia con il Credito Italiano, Imi, Comit, Ina, poi è la volta di Eni, S.Paolo di torino, Banco di Napoli, Banca di Roma, Telecom Italia, Seat, Bnl, Monte dei Paschi, Enel, Autostrade, Ente Tabacchi italiani.
L'ultima è Terna, la società dell'Enel per la rete dell'alta tensione.

spot Terna
"A cinque anni dalla sua nascita ha raggiunto un importante traguardo. E dal 14 giugno parte del suo capitale verrà collocato sul mercato".

AUTRICE
Chissà se questo signore ha comprato azioni Terna

RISPARMIATORE 1
Sì.

AUTRICE
E aveva già comprato azioni di aziende pubbliche privatizzate?

RISPARMIATORE 1
Sì.

AUTRICE
Si aspetta quindi un affare?

RISPARMIATORE 1
Lo spero.

AUTRICE
Su quali basi?

RISPARMIATORE 1
La fiducia nei confronti dell'Enel essenzialmente.

AUTRICE
Scusi, ha comprato azioni Terna?

RISPARMIATORE 2
No, assolutamente no. Brutta esperienza con l'Enel, basta così.

VOCE FUROI CAMPO DELL'AUTRICE
Perché basta così? Non sarà che con le privatizzazioni i piccoli azionisti hanno preso qualche fregatura?

GIULIO SAPELLI - economista
È un discorso molto complesso che non si può separare. Si deve tener insieme il modo con cui si fa la privatizzazione - e in Italia non è stata fatta creando delle public company.

AUTRICE
Cioè non è stata fatta creando delle compagnie...

GIULIO SAPELLI - economista
...Rispettando i diritti degli azionisti di minoranza. In Italia i diritti degli azionisti di minoranza, salvo in casi eccezionali, sono calpestati.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Sono state calpestate molte cose. Le privatizzazioni dovevano servire anche a togliere di mezzo i monopoli. Quindi non più uno solo a fornire energia elettrica, oppure gas o il telefono, ma tanti soggetti in concorrenza tra loro, pertanto dovrebbero calare le tariffe e migliorare l'efficienza.

UTENTE
Non ce l'ho in mente il prezzo giusto, so solo che spendo il doppio di quel che spendevo prima. La mia pensione è sempre quella, e che fo? Ho 84 anni e ci vedo anche poco, la luce avrò da vederla? Il telefono, ho i miei figli lontano!.

RENZO CAPRA - presidente Asm Brescia
Si stava meglio prima... è una battuta. Il mercato, la liberalizzazione, ha cambiato molte cose, non tutte male. Ci ha obbligati ad essere più efficienti.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Intanto il Tesoro continua a possedere la maggioranza dell'Enel ed è rimasto il primo azionista dell'Eni. Questo vuol dire che un privato che vuole vendere gas in Italia ha come rivale il ministro del Tesoro. Possiamo chiamarla concorrenza?

FRANCO DEBENEDETTI - senatore e imprenditore
Sì, ci può anche essere il Davide che fa concorrenza a Golia, però non sempre finisce come è finita nella Bibbia. Il più delle volte il Davide che fa concorrenza a Golia si piglia le sberle da Golia.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Per ora le sberle se le prende l'utente perché le tariffe dei servizi non calano e di fatto il più forte continua a comandare anche se non è più un monopolio.

MILENA GABANELLI
Allora lo Stato non aveva scelta, doveva vendere per colmare il debito, che oggi è ancora troppo alto: 1466,4 miliardi di euro. E allora si preannunciano altre privatizzazioni per 100 miliardi di euro.
Però le aziende che vanno male non le vuole nessuno e quelle che vanno bene è meglio tenersele. Per esempio vendere la società autostrade è stato un affare per l'IRI?
Quando arriviamo al casello paghiamo il pedaggio, che è una tariffa in cambio di un servizio, vale a dire la manutenzione al manto stradale, e tutti gli investimenti necessari. Nella realtà quello che viene chiamato pedaggio è un'imposta, perché i costi di costruzione delle autostrade sono già ammortizzati da anni e inoltre paghiamo in anticipo degli investimenti non fatti.
Quello che vorremmo capire è se i pedaggi sono giustificati o qualcuno ci sta guadagnando più del necessario. Cominciamo a farci un giro sulle autostrade degli altri. Un giorno feriale del mese di Luglio.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Questa è un'autostrada tedesca. Si viaggia gratis e l'asfalto ci appare in ottime condizioni. Autostrada svizzera. Qui i tir pagano di più se viaggiano vuoti, così si scoraggia il traffico dei mezzi pesanti.

DOGANIERA SVIZZERA
"E' 40 franchi oppure 30 euro"

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Con 30 euro si può girare tutto l'anno. Troviamo dei cantieri, ma non ci sono code

Austria. Anche qui si paga a forfait. Con 7 euro e 60 si può girare dieci giorni, mentre con 72,60 si può girare tutto l'anno. E le autostrade ci si presentano così.

Spostiamoci ora su un'autostrada francese. Anche qui si viaggia bene. Per fare 21 km spendiamo 1 euro e 80. I pedaggi in Francia e in Spagna sono più cari che in Italia, ma le loro autostrade sono recenti, mentre le nostre sono state costruite quasi tutte negli anni settanta.

Questo per esempio è un tratto della A1 Roma- Napoli. Guardate l'asfalto.

Qui invece siamo sulla A14 tra Bari e Foggia.

AUTOMOBILISTA 1
Il manto stradale è rigato. Su questi tratti ovviamente andando in moto è come se si entrasse su un binario e la moto inizia a ondeggiare.

Qui siamo sempre sulla A14 verso Pescara. C'è dell'erba che brucia tra i guard rail. Per fortuna più tardi piove, ma per lunghi tratti l'asfalto non è drenante. Si vede così.
E i pedaggi continuano ad aumentare.

AUTOMOBILISTA 1
Dal primo luglio le tariffe applicate sulla rete Autostrade per l'Italia sono aumentate del 2,26%.

AUTRICE
Lo sapeva che da oggi ci sono gli aumenti sulle autostrade?

AUTOMOBILISTA 2
Sì.

AUTRICE
Lei lo sa che da oggi c'era l'aumento dell'autostrada?

AUTOMOBILISTA 3
No. Anche questa mi è nuova. Adesso ho fatto il Telepass, non lo sapevo neanche.

AUTOMOBILISTA 4
Gli aumenti, i prezzi dei caselli... si paga tanto.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
L'aumento lo incassa il gruppo Benetton, che nel '99 ha comprato dall'IRI il pacchetto di controllo della società Autostrade.

AUTOMOBILISTA 5
È un campo minato, io ho fatto fuori il condizionatore in autostrada, beccando una di quelle buche coperte d'acqua. Infatti voglio fare anche causa.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
All'improvviso arriva una pattuglia della stradale per mandarci via.

AUTRICE
Perché non è un mio diritto star qua e chiedere alle persone che cosa pensano? Cosa sto facendo di male? Se lei mi dice che sto facendo qualcosa di male...

POLIZIOTTO 1
No, ma alla Società Autostrade non gli va bene.

AUTRICE
Ma perché?

POLIZIOTTO 2
Lo chieda a loro, vada.

POLIZIOTTO 1
Cercano una autorizzazione.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Ma la stradale per chi lavora? Per i cittadini o è al servizio dei Benetton?

MAURO FAVA - esattore e rappresentante sindacale
Di fatto nelle automatiche ci sono parecchi problemi, noi abbiamo chiesto di risolverli già da due anni, ma questi problemi non sono stati risolti e sono tuttora lì da vedere. Mi ha fatto specie, proprio, vedere il giornalista che viene accompagnato fuori dall'autostrada e nello stesso tempo, dopo pochi giorni, dei giornalisti che riprendevano una scena preparata per l'occasione, il che insomma, diciamo offende un po' i lavoratori, che richiedono di risolvere il problema, ma offende anche gli utenti, perché probabilmente un utente poi si aspetta di avere qule tipo di servizio che invece attualmente non esiste.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Visto che paghiamo ci piacerebbe sapere se c'è un organo dello Stato che impedisce al signor Benetton di applicare le tariffe che vuole. C'è il Nars, un nucleo di valutazione tecnica presso il Ministero dell'economia che in pratica deve dire se stanno facendo extraprofitti, cioè se ci stanno guadagnando troppo.

MARCO PONTI - ex esperto Nars
Gli extraprofitti ci sono stati, e ci sono stati in modo assolutamente clamoroso nei primi cinque anni in cui è valso questo contratto con lo Stato.

AUTRICE
Cioè, cosa diciamo per extraprofitti?

MARCO PONTI - ex esperto Nars
Extraprofitti, cioè al di sopra di un profitto normale.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
L'esperto del Nars è stato costretto a dare le dimissioni dopo che aveva proposto di abbassare le tariffe per la parte che riguardava gli extraprofitti.

MARCO PONTI - ex esperto Nars
Comunque sono stato molto indisciplinato.

AUTRICE
L'hanno buttata fuori?

MARCO PONTI - ex esperto Nars
Sì, ma è solo una coincidenza, quattro giorni dopo che Autostrade, per voce di Aiscat, chiese al presidente Berlusconi le mie dimissioni.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
La società Autostrade non ha accettato che ogni cinque anni si facesse un aggiustamento delle tariffe.

MARCO PONTI - ex esperto Nars
Per quello si fa l'aggiustamento dopo 5 anni, si guarda come è andato - perché può anche essere andato male, mica necessariamente è andato bene - e si dice: si torna al livello di profitto normale. Questo meccanismo si chiama claw back tecnicamente, e vuol dire - te li tieni se li fai, in modo che sei incentivato a diventare più efficiente, ma dopo cinque anni ridifendo gli utenti riportando a normalità i tuoi profitti.

AUTRICE
Questo loro non l'hanno accettato.

MARCO PONTI - ex esperto Nars
Loro non l'hanno accettato, cioè che gli utenti non possono essere tosati come pecore.

AUTRICE
E invece è quello che accade?

MARCO PONTI - ex esperto Nars
È quello che secondo me accade e accadrà.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Il price cap dovrebbe impedire ai Benetton di tosare gli automobilisti come pecore. È una sorta di "tappo sul prezzo" ed è un meccanismo che si usa a livello internazionale per la regolazione delle tariffe dei monopolisti. Il loro portafogli non deve esplodere, ma secondo i nostri Benetton non funziona così, e si rifiutano di replicare. Allora chiediamo ad un esperto internazionale: come dovrebbero essere i pedaggi secondo questa logica del price cap.

GIORGIO RAGAZZI - economista
Quindi uno si sarebbe atteso, secondo la logica del price cap, che le tariffe venissero congelate o addirittura ridotte in modo da riportare la redditività entro limiti accettabili.

AUTRICE
All'estero avrebbero fatto così?

GIORGIO RAGAZZI - economista
All'estero avrebbero fatto così.

AUTRICE
Cioè il meccanismo dovrebbe funzionare così?

GIORGIO RAGAZZI - economista
Senz'altro.

AUTRICE
Invece da noi, no.

GIORGIO RAGAZZI - economista
Da noi, evidentemente, non è stato fatto così.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Se le cose stanno così, vuol dire che al casello regaliamo soldi alla società Autostrade. Questo è possibile perché il regolato è di gran lunga più forte del regolatore e può pagarsi i migliori consulenti del mondo, contro il Nars dove sono in 4 più una segretaria.

AUTRICE
E chi ha vinto quindi alla fine?

MARCO PONTI - ex esperto Nars
Ovvio, loro. Però guardi che la cosa è andata a finire pesantemente, perché Tremonti si è rifutato di firmare al Cipe l'aumento, hanno dovuto fare una legge.

ANNA DONATI - senatrice
E quindi il Governo ha preso la convenzione Anas-Autostrade e l'ha approvata per legge all'interno di un decreto, creando un precedente gravissimo perché ha saltato tutti i livelli di vigilanza e di valutazione tecnica che è giusto fare quando c'è in ballo un piano di investimenti e adeguamenti tariffari. Era una convenzione che faceva molto di più gli interessi di Autostrade Spa.

MILENA GABANELLI
Gli organi di vigilanza avevano detto che un aumento delle tariffe così cospicuo non era giustificato, e Tremonti disse "di qui non passa, è troppo!". Ma il peso del loro rifiuto è stato prossimo alle zero. Perché Autostrade è riuscita a farsi approvare l'aumento per decreto dal parlamento. Ma perché, a che titolo? Dovrebbe rispondere il presidente Gros Pietro, ma gli è impedito di farlo.
Pero' su autostrade vigila la corte dei conti , perché si tratta sempre di denaro pubblico, ma anche qui le cose sono state architettato per bene. Gli economisti dicono che siamo di fronte alla "cattura del regolatore".

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
La società Autostrade si è dotata di un comitato consultivo. Dentro il comitato ci hanno messo anche il presidente della sezione controllo enti della Corte dei Conti.
È un magistrato che vigila anche sull'Anas, il quale Anas vigila sulla società Autostrade, la quale società Autostrade si è presa come consulente il magistrato.
Per il comitato consultivo va tutto bene e secondo Gian Maria Gros Pietro, il presidente della società Autostrade, questa è trasparenza.

dallo spot della Società Autostrade
"...ecco perché il futuro passa sulle nostre strade. Autostrade per l'Italia, il futuro passa da qui".

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Nessuno contesta il diritto della società Autostrade di spremerci più che può. Ma siccome noi utenti non abbiamo scelta, a fare i nostri interessi ci dovrebbe pensare la controparte della società Autostrade, cioè l'Anas.

MARCO PONTI - ex esperto Nars
Succede che vanno molto d'accordo.

AUTORE
Questo l'avete rilevato nelle vostre riunioni?

MARCO PONTI - ex esperto Nars
In tutte le riunioni in cui c'erano Autostrade e Anas presenti, lavorando nel Nars, le loro posizioni, salvo alcuni piccoli dettagli, coincidevano sempre, soprattutto su questa questione chiave di questo meccanismo di difesa degli utenti dagli extraprofitti. Su quello andavano sempre d'accordo contro i poveri utenti che nulla sanno di ciò.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
È l'Anas che propone le tariffe, in base alle sue previsioni di traffico. Se poi però invece di 100 auto ne passano 130, il di più è tutto guadagno per la società Autostrade. Guarda caso finora l'Anas ha sbagliato a stimare il traffico, che è risultato molto maggiore del previsto.

LUIGI ZANDA - senatore
Così come è curioso il contributo che l'anno scorso, nel 2003, l'Anas ha concesso alla Società Autostrade di 5 milioni di euro, quindi di 10 miliardi di lire, per una campagna a favore del Telepass. Un contributo speciale per un servizio che la Società Autostrade deve fare, è nel suo interesse fare, e che produce utili per la Società Autostrade.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Abbiamo capito bene? L'Anas ha regalato ai privati della società Autostrade 5 milioni di euro dei contribuenti, per promuovere l'uso del Telepass?

E l'Anas, come si giustifica?

AUTRICE
L'Anas non è interessato a fare l'intervista?

al telefono, ufficio stampa Anas
Sì sì, l'Anas non è interessato a fare questa intervista.

AUTRICE
L'Anas è un ente pubblico, dovrebbe venire a rispondere, non crede?

al telefono, ufficio stampa Anas
Sì, ma noi abbiamo fatto addirittura un libro su questa cosa.

AUTRICE
Mi dica lei che cosa dobbiamo dire, che cosa devo riferire al pubblico quando arriveremo al punto di dire "sentiamo che cosa risponde l'Anas.

al telefono, ufficio stampa Anas
Che rispondiamo a queste questioni nelle sedi deputate, cioè al Parlamento e con documenti ufficiali.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Questi sono i documenti ufficiali, e questa è la lista degli investimenti che la società Autostrade si era impegnata a fare tra il 1997 e il 2003.

Soprattutto doveva costruire sull'Appennino tra Bologna e Firenze il nuovo tracciato, con valico in variante.

Avrebbe dovuto essere già finito l'anno scorso, invece ci sono solo dei cantieri e solo sul versante bolognese.

ANNA DONATI - senatrice
Quindi è come se i cittadini che hanno usato la rete di Autostrade per l'Italia spa avessero già pagato quell'investimento - la Variante di valico e anche altri interventi connessi - mentre la realizzazione sta appunto partendo in questi mesi, in queste settimane.

PAOLO BRUTTI - senatore
Certo se io ti avessi detto "tu prenderai i soldi sulla Variante di valico, perché lì, siccome la fai nuova, invece di far pagare un euro e mezzo al chilometro fai pagare tre euro al chilometro, allora loro avrebbero corso per farla, perché solo quando fosse entrata in funzione avrebbero potuto aumentare le tariffe.

AUTRICE
Invece così le hanno aumentate fin da subito.

PAOLO BRUTTI - senatore
Le hanno aumentate su tutta la rete. Pagano la Variante di valico anche quelli che corrono sull'Adriatica, che non la utilizzano la Variante di valico. Capito qual è il problema? Allora loro, prendendo le tariffe lì, anche se la ritardano la Variante di valico non gli interessa niente. Qui c'è una stortura da correggere.

dallo spot della Società Autostrade
...investimenti per 20 miliardi di euro nei prossimi dieci anni, per un grande rilancio del Paese. Autostrade per l'Italia, il futuro passa da qui.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Dovevano fare ampliamenti sulla Milano-Laghi, sulla Modena- Bologna, intorno al nodo di Bologna e a quello di Firenze.

Questo è il tratto Modena-Bologna, la quarta corsia doveva già essere ultimata, invece siamo ancora nel pieno dei lavori. Su questa tratta c'è sempre traffico e si finisce bloccati.

Questo è il tratto Orte-Fiano Romano, doveva essere finito per il Giubileo, invece manca ancora la galleria di Nazzano.

PAOLO BRUTTI - senatore
Dovevano fare 9mila-9500 miliardi di investimenti, ne hanno fatti il 10%. Si sono impegnati a farne altri 9500, è chiaro che tra queste due cose qualche cosa stanno facendo, sia del vecchio che del nuovo, no? Stanno facendo qualche cosa. Però da quello che noi sappiamo, mentre del vecchio l'unica opera che si sta veramente cominciando a fare è la Variante di valico, per quello che riguarda i nuovi investimenti erano state fissate delle tappe: allo stato dei fatti non si vede nulla. Cioè non è vero che entro il 2007 noi avremo il passante di Mestre, non è vero che avremo interventi sull'autostrada Adriatica, cioè tutte cose che, se si faranno, oramai slitteranno agli anni 2010, 2011, 2012.

dallo spot della Società Autostrade
"...ecco perchè il futuro passa sulle nostre strade. Autostrade per l'Italia, il futuro passa da qui".

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Da quello che emerge la società Autostrade, in quanto concessionario di pubblico servizio, non ha fatto gli investimenti promessi, quindi è inadempiente. Quindi l'Anas e il ministro Lunardi potrebbero revocare la concessione, in teoria.

In pratica, la società della famiglia Lunardi, la Rocksoil, ha collaborato a lungo con la società Autostrade e anche il presidente dell'Anas Vincenzo Pozzi, nominato dal ministro Lunardi, viene dalla società Autostrade.

Inoltre il gruppo Benetton ha acquistato la società Autostrade tramite la propria controllata Schemaventotto, si può dire senza spendere un euro di tasca propria. Si sono fatti prestare i soldi dalle banche per rastrellare il 70% delle azioni della società Autostrade con un'opa, un'offerta pubblica di acquisto.

Poi il gruppo Benetton ha girato l'indebitamento di Schemaventotto alla stessa società acquistata, Autostrade Spa, che ora ripaga le banche con il flusso dei pedaggi generosi.

GIORGIO RAGAZZI - economista
"L'Opa, all'inizio del 2003, è stata finanziata con un debito di circa 7 miliardi di euro, interamente messo a carico della Società Autostrade".

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Come dimostra l'andamento del titolo, il gruppo Benetton ora può stare tranquillo: Autostrade ripagherà i debiti dei suoi padroni e tutti noi al casello pagheremo il conto.

MILENA GABANELLI
La prossima revisione delle tariffe avverrà fra 10 anni, 10 anni di potenziali extraprofitti garantiti e nessuno potrà dire nulla. E' tutto legittimo, ma è giusto che sia l'utente a pagare i debiti di Benetton con le banche ? E' giusto che sia l'utente a pagare la campagna pubblicitaria per il telepass? E' giusto pagare molto a fronte di investimenti non fatti o fatti in ritardo? Magari si. Allargare corsie e riparare l'asfalto serve o no a garantire maggiore sicurezza? Se serve, però vuol dire che paghiamo caro strade poco sicure.
A questo , nel nome della grande campagna di trasparenza informativa, avrebbe dovuto rispondere il presidente Gros Pietro. Nella corrispondenza intercorsa la società autostrade ci informa che le risposte non ci saranno perché la società si è impegnata in un'esclusiva con un altro programma Rai. Una spiegazione sull'utilizzo dei nostri soldi è, per autostrade, merce da esclusiva, come le memorie di Marlon Brando o le foto di matrimonio di una rock star. Giudicate voi, noi possiamo solo ritornare sull'argomento, come è nostra consuetudine, adesso pubblicità e poi Telecom.

PUBBLICITA'

MILENA GABANELLI
E torniamo alle privatizzazioni. I grandi servizi di pubblica utilità come la luce il gas e il telefono, per loro natura producono un flusso continuo e sicuro di denaro contante, perché alla scadenza di ogni bolletta devi pagare. E per loro natura questi servizi sono molto appetibili perché protetti dalla concorrenza: non è che arriva un cinese a costruire una nuova rete di telecomunicazioni. Quindi chi ha la rete domina e la rete nella telefonia fissa ce l'ha Telecom Italia.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Telecom Italia ha smesso di essere statale ed è stata privatizzata nel '97. Nel '98 è arrivata la liberalizzazione, cioè gli utenti possono scegliere di telefonare anche con altre compagnie telefoniche.
Tre su dieci hanno lasciato Telecom.

UTENTE TELEFONICO 1
Ci ho pensato, le offerte sono tante. Per quanto riguarda casa no, per quanto riguarda l'ufficio sì, da Telecom sono passato a Fastweb.

UTENTE TELEFONICO 2
Sì, io inizialmente avevo scelto Fastweb, anche per la questione del digitale, poi per la lungaggine dei tempi sono tornato alla Telecom, che poi ci ha messo ancora di più, ma ormai basta, non posso tornare indietro di nuovo.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Le varie compagnie telefoniche cercano di rubarsi i clienti e a volte anche chi non aveva nessuna intenzione di cambiare si ritrova liberalizzato per forza.
Com'è successo a Palermo, a un utente di Telecom che un giorno ha ricevuto una lettera da parte di Wind Infostrada.

ANTONIO FILINGERI - cliente Telecom
Da quel momento io passavo con il rapporto contrattuale con la Wind e cessavo ogni rapporto contrattuale con la Telecom.

AUTRICE
E non è stata una sua richiesta?

ANTONIO FILINGERI - cliente Telecom
Assolutamente no.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
L'utente ha chiesto copia del contratto che sapeva di non aver mai stipulato e la Wind gliel'ha mandato a casa.

ANTONIO FILINGERI - cliente Telecom
Dopo circa dieci quindici giorni mi arriva finalmente copia di questo famigerato contratto. È evidente la falsificazione delle mie firme nella stipula del contratto, perché questa non è assolutamente la mia firma, la mia firma è questa qua.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
L'utente si è rivolto sia alla Telecom sia alla Wind per dire che non voleva essere distaccato dalla Telecom, ma è stato inutile.

ANTONIO FILINGERI - cliente Telecom
Infatti chiedevo con la presente, che non intendo cessare nessun rapporto con Telecom Italia.

AUTRICE
Perché lei non ha avuto risposta da nessuno, né dalla Telecom né dalla Wind.

ANTONIO FILINGERI - cliente Telecom
No, assolutamente. La Telecom sembrerebbe che questa cosa non gli interessa. Dopo 15 anni, un cliente fedele, ho sempre pagato regolarmente e non ho avuto mai problemi, cifre oltretutto non indifferenti, evidentemente non hanno bisogno di me.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Ora gli hanno staccato del tutto il telefono e se vuole riattaccarlo bisogna pagare 150 euro alla Telecom.

ANTONIO FILINGERI - cliente Telecom
Si permettono con tanta facilità di turbare la serenità di una persona, costringendolo poi... perché loro con tanta facilità, faccia un fax, faccia questo, faccia quello, ma faccia chi?

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Poi ci sono quelli che vorrebbero "liberalizzarsi", ma non ci riescono. E' successo a un utente di Roma che aveva chiesto di staccarsi definitivamente da Telecom per passare a Wind Infostrada.

FABRIZIO TAMANTI - cliente Wind Infostrada
Infostrada ha già fatto tre tentativi per quanto riguardava la procedura per il distacco. Ho provato anche a contattare il 187. Ho parlato con diversi operatori i quali mi hanno sempre detto che a loro non risultava niente a livello di impedimenti tecnici da parte di Telecom per quanto riguarda questo benedetto distacco.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
A distanza di mesi le due compagnie si rimpallano le responsabilità e l'utente che voleva abbandonare Telecom non ha potuto farlo.

Ma non finisce qui, lo stress da liberalizzazione colpisce gli utenti nei modi più impensati.

SARA - cliente Tim
Mi è successo che io qualche tempo fa ho mandato un messaggio ad un amico ed il telefono mi si è come bloccato. E quindi io ho fatto degli accertamenti per conto mio, ho controllato su Internet i messaggi che avevo mandato: ne risultavano 305 tutti verso lo stesso numero e a distanza di attimi praticamente l'uno dall'altro. Non è una cosa fisicamente possibile.

AUTRICE
Quindi ti hanno rimborsato e tutto bene.

SARA - cliente Tim
No, non mi hanno ancora rimborsato, anzi mi son sentita dire che c'è tanta gente strana al mondo.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Quest'altro utente utilizzava per le connessioni ad Internet il servizio Alice Adsl della Telecom. Un giorno invece delle solite bollette da 20 euro gliene arriva una da 400.

OSCAR BARALDI - cliente Telecom
A più riprese ho diversi collegamenti di 7/8 ore, ma ce n'è uno clamoroso di 14 giorni consecutivi.

AUTRICE
Però non le hanno segnalato alcuna anomalia.

OSCAR BARALDI - cliente Telecom
No, secondo loro va tutto bene, secondo loro il consumo è dovuto. Richiesta una spiegazione, mi hanno detto "ma, sa, forse a volte il modem non stacca la linea, lei lo stacca sempre?". Io l'ho sempre staccato, in ogni caso il modem è vostro, non è mio, e quindi di eventuali difetti dovreste rispondere voi.

AUTRICE
E invece?

OSCAR BARALDI - cliente Telecom
E invece no, e il consiglio finale è stato "si rivolga all'associazione consumatori".

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
L'associazione consumatori è seppellita da 15mila richieste d'aiuto all'anno. La più diffusa è che ti chiamano per offrirti un servizio e te lo appioppano anche se avevi detto di no.

VINCENZO CONVITO - Aduc Associazione difesa utenti consumatori
Una volta che uno casca in questa vera e propria truffa, per poterne venire fuori passa diverso tempo, in virtù del fatto che i contratti fatti per via telefonica sono validi a tutti gli effetti.

AUTRICE
Anche se uno ha detto di no?

VINCENZO CONVITO - Aduc Associazione difesa utenti consumatori
Anche se uno ha detto di no, succede sempre più frequentemente.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
È capitato a questo utente di Brescia che si è ritrovato abbonato al servizio Teleconomy dopo aver ricevuto una telefonata da un venditore.

AUTRICE
Era un venditore esterno della Telecom?

PAOLO PIALORSI - cliente Telecom
Sì, loro si presentano sempre come "buongiorno, siamo Telecom". Da quello che ho capito è una società che vende per conto di Telecom.

AUTRICE
Lei non ha mai firmato nulla?

PAOLO PIALORSI - cliente Telecom
No, non ho mai firmato nulla se non la lettera di diffida

AUTRICE
E nonostante la lettera di diffida gliel'hanno addebitato in bolletta e gliel'hanno attivato il servizio?

PAOLO PIALORSI - cliente Telecom
Esattamente.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Ma non si era detto che con la privatizzazione sarebbe migliorato il servizio?

RICCARDO RUGGIERO - amministratore delegato Telecom Italia
Questo è tipico di tutti i monopoli. Cioè, i sistemi informativi di Telecom Italia, alcuni di questi, noi, due o tre anni fa, li abbiamo trovati che datavano dagli anni settanta. C'erano sistemi CRM degli anni settanta.

AUTRICE
Sistemi informativi vuol dire tutti i vari stadi che devono fare le informazioni per arrivare...

RICCARDO RUGGIERO - amministratore delegato Telecom Italia
...degli anni settanta quindi schermate del 187 che lei andava vedere che, le garantisco io, neanche un premio Nobel riusciva a capire che cosa c'era scritto. Soprattutto c'erano 860 sistemi informativi diversi che non si parlavano tra di loro. Quindi che cosa succedeva, che lei chiamava il 187 perché aveva un problema sulla linea, l'operatore neanche sapeva lei chi era. Due, figuriamoci se il sistema del 187 era collegato con il sistema di provisioning della rete.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
La Telecom ha ereditato tutta l'inefficienza del monopolio e i tempi per migliorare il servizio sono inevitabilmente lunghi.
Nel frattempo l'utente può sempre scegliere di cambiare compagnia. Il punto è: conviene?

UTENTE 1
Quando vai a tirare alla fine dei conti non c'è la convenienza. Dovrebbero solo abbassare un po' il canone della Telecom, e sicuramente andremmo meglio.

UTENTE 2
Ho pensato varie volte a cambiare ma se devo continuare a pagare il canone della Telecom chiaramente non ho nessuna convenienza. Se potessi farlo senza pagare il canone lo farei oggi stesso.

UTENTE 3
Tele due, perché secondo me si risparmia, anche se rimane da pagare lo stesso il canone alla Telecom che è carissimo.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Anche se cambi compagnia, direttamente o indirettamente uno continua a dover pagare il canone.

ANDREA FILIPPETTI - amministratore delegato Tele 2
Purtroppo perché, mentre il mercato del traffico è un mercato liberalizzato, e, le faccio un esempio, in quattro anni una telefonata Milano-Roma è calata mediamente del 40%, il canone, che non è un mercato liberalizzato ma è solo in mano a Telecom Italia tranne pochissime linee che sono collegate direttamente a Fastweb piuttosto che ad altri, il canone dicevo è aumentato nello stesso periodo del 25%. Quindi purtroppo, per i consumatori.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Mentre sul cellulare c'è vera concorrenza, sul telefono fisso resta il predominio di Telecom Italia, che è proprietaria della rete, e ne affitta l'uso alle compagnie concorrenti.

GIUSEPPE TESAURO - presidente Antitrust
È chiaro che chi ha la proprietà della rete è come se avesse i cordoni della borsa.

AUTRICE
Cioè voi avete fatto procedure contro Telecom perché?

GIUSEPPE TESAURO - presidente Antitrust
Perché appunto rendeva la vita difficile con tariffe o con ostacoli agli altri operatori che avevano bisogno della rete di Telecom Italia.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
L'Antitrust è dovuta intervenire perché in alcuni casi la Telecom chiedeva ai suoi concorrenti una cifra tale da buttarli fuori dal mercato. L'ex monopolio invece può sempre contare su una fetta di ricavi garantiti, cioè sul canone.

UTENTE 4
Francamente non riesco a capire perché si debba pagare un canone.

UTENTE 5
A volte è più il canone che le telefonate effettive di conversazione che si fanno, quindi sì, è caro.

RICCARDO RUGGIERO - amministratore delegato Telecom Italia
Si sentono quasi obbligati da questo canone, ma ripeto il canone serve, l'abbonamento telefonico serve a fare in modo di consentire alla Telecom di poter manutenere in maniera efficiente ed efficace una rete che ha 26 milioni di collegati.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Il servizio però dobbiamo ricordarle che a volte è anche questo

UTENTE 6
Non sono controllate le telefonate perché, perlomeno nella mia bolletta, sono arrivate delle telefonate che non ho fatto, ho dovuto fare denuncia e tutto quanto, quindi non sono controllate, quindi non capisco perché devo pagare il canone.

RICCARDO RUGGIERO - amministratore delegato Telecom Italia
Se c'è una nuova utenza telefonica richiesta in cima al Monte Rosa, io devo andargli a portare la linea, il cavo, in cima al Monte Rosa, portargli il collegamento, portarglielo dentro casa, allacciargli l'utenza, e se questo poi fa una telefonata all'anno, who cares, è il tuo problema.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Ma anche quello che sta sul Monte Rosa contribuisce con il suo canone a ripagare i debiti che la Telecom ha contratto a causa della privatizzazione. Una montagna di debiti che altro che il Monte Rosa.

RICCARDO RUGGIERO - amministratore delegato Telecom Italia
Allora, il debito era all'incirca di 43 miliardi di euro alla fine del 2001, inizi del 2002. A metà del 2004 si è ridotto ad arrivare a 33 mila, quindi si è ridotto di 10 miliardi di euro.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Ma che privatizzazione è mai stata per procurare ad un'azienda un debito di 43 miliardi di euro?

Il fatto è che tra il '98 e il 2001 la Telecom cambia tre volte padrone.
È andata così: nel ' 97 le azioni della Telecom appena privatizzata vengono cedute con successo a due milioni di piccoli risparmiatori, ma il controllo in realtà ce l'ha un nucleo ristretto di azionisti stabili, che fa capo alla famiglia Agnelli. Dopo neanche due anni, gli Agnelli si fanno soffiare la Telecom dalla Olivetti di Roberto Colaninno. Colaninno lancia un'Opa ostile, ossia un'offerta pubblica di acquisto e i soldi per rastrellare le azioni della Telecom in Borsa glieli prestano le banche. L'allora amministratore delegato, Franco Bernabè, considera l'Opa dannosa e dà battaglia.
Ma la perde.

discorso in videoconferenza a tutti i dipendenti Telecom dell'amministratore delegato Franco Bernabè, 29 aprile 1999.
Perché l'Opa è dannosa? Prima di tutto l'Opa è dannosa per la società perché la indebita. La indebita per consentire a un gruppo finanziario di acquisire Telecom con i soldi di Telecom. L'indebitamento va a comprare Telecom con i propri soldi.

FRANCO BERNABÈ - ex amministratore delegato Telecom Italia
L'indebitamento contratto per effetto della scalata ha ridotto notevolmente questo potenziale.

AUTRICE
Quale potenziale?

FRANCO BERNABÈ - ex amministratore delegato Telecom Italia
Il potenziale di crescita. Telecom poteva diventare una delle più grandi società di telecomunicazioni a livello mondiale, e quindi le risorse generate da Telecom avrebbero potuto essere dedicate ad acquisizioni.

AUTRICE
E invece?

FRANCO BERNABÈ - ex amministratore delegato Telecom Italia
E invece sono state dedicate a ripagare il debito contratto per la scalata.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
In pratica i nuovi padroni addossano alla Telecom stessa i debiti fatti per acquisirla, e utilizzano il flusso di denaro delle bollette per ripagare le banche.

FRANCO BERNABÈ - ex amministratore delegato Telecom Italia
Poi ovviamente chi scalò Telecom uscì, perché rivendette con una plusvalenza la sua acquisizione, e oggi il nuovo azionista di Telecom sta dedicando sforzi e risorse per risolvere i problemi ereditati da quella scalata e per rilanciare la società.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Dal 2001 il nuovo azionista di Telecom è la società Olimpia, di Marco Tronchetti Provera e dei Benetton. Ai nuovi padroni è bastato comprare la partecipazione di controllo della Olivetti dalla società finanziaria lussemburghese Bell.
La partecipazione Bell infatti bastava a governare la Olivetti, che a sua volta aveva in pancia Telecom Italia.
E' grazie a questa piramide societaria, in fondo alla quale era finita la Telecom, che Marco Tronchetti Provera paga per avere il controllo della Telecom molto meno di quello che avrebbe pagato acquistandola in borsa.
In borsa infatti avrebbe dovuto lanciare una costosa offerta pubblica d'acquisto a favore di tutti quelli che avevano acquistato le azioni Telecom. Ben due milioni di azionisti di minoranza rimasti a bocca asciutta.

AUTRICE
Ha mai comprato azioni di aziende pubbliche poi privatizzate?

PICCOLO AZIONISTA ENEL E TELECOM
Certo, come no! L'Enel, la Telecom... tutto in rimessa.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Il nuovo signore della Telecom, Marco Tronchetti Provera, ha accorciato la catena di controllo della Telecom come segnale di trasparenza verso i piccoli azionisti. Sentite infatti secondo lui come deve essere gestita una grande azienda.

MARCO TRONCHETTI PROVERA - presidente Telecom Italia
Le grandi aziende per forza sono sempre meno familiari, resistono pochi rari casi, e soprattutto sopravvivono se accettano le regole del mercato, che sono regole evidentemente di totale trasparenza, e sostanzialmente di non confusione fra la propria tasca e l'azienda.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Secondo l'attuale presidente della Telecom quindi i padroni non devono confondere le proprie tasche con quelle dell'azienda. Nel 2000 come padrone-manager della Pirelli si è venduto delle azioni di una società dell'impero Pirelli e in un colpo solo si è portato a casa un profitto da 219 milioni di dollari. Tutto a lui e agli altri, gli azionisti di minoranza, niente. Tutto regolare, tutto nella legge.

GIULIO SAPELLI - economista
Naturalmente, lei mi insegna che la legge ha delle maglie più larghe, l'etica ha delle maglie più strette, giusto? Ecco, io all'interno della legge posso fare delle cose che sono eticamente non approvabili. I grandi capitalisti sui loro yacht dovrebbero mettere una bella targa con su scritto "in memoria agli azionisti di minoranza", questo è il segno distintivo del capitalismo italiano.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Ma quando i nostri grandi capitalisti hanno esercitato le loro opzioni sui titoli e li hanno rivenduti sul mercato facendo quattrini a palate, non gli viene il dubbio che potrebbero essere considerati come soldi tolti agli azionisti di minoranza? A questa domanda avrebbe potuto rispondere Marco Tronchetti Provera, ma la risposta è stata che in questo periodo è già fin troppo "sovraesposto".

MILENA GABANELLI
La risposta vale anche per l'amministratore delegato dell'Enel , che, leggiamo, nel maggio 2004 ha incassato 500mila euro con le stock options. Al contrario i piccoli azionisti Enel hanno in mano delle azioni che valgono meno di quel che le hanno pagate, mentre i clienti Enel, cioè tutti noi, pagano la bolletta elettrica più cara d'Europa. Ricordiamo bene le promesse: privatizzando si apre la strada alla concorrenza che dovrebbe portare prezzi bassi e servizi migliori.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Chi è che ci fa pagare la bolletta elettrica più cara d'Europa?
L'Enel ha un amministratore delegato che si chiama Paolo Scaroni. Ma le direttive ai manager dell'Enel escono dal Ministero del Tesoro.
E allora perché paghiamo così tanto?

ALESSANDRO ORTIS - presidente Autorità per l'Energia
Tenga presente comunque che c'è una singolarità italiana. Noi abbiamo una produzione di energia elettrica fortemente dipendente dagli idrocarburi quindi esposta più di altri paesi all'andamento del prezzo del petrolio, al mercato internazionale degli idrocarburi. E tenga presente che mentre noi siamo al 58% affidati agli idrocarburi, il 58% della media europea è affidato a carbone e nucleare.

GIORDANO SERENA - Assoelettrica
Quindi poco carbone, molto petrolio, impianti molto vecchi e obsoleti.

AUTRICE
Tutti questi qua sono fattori che fanno sì che l'energia costi cara?

GIORDANO SERENA - Assoelettrica
Questi sono i fattori che hanno fatto sì che l'energia italiana costi mediamente il 30-40% in più che per le altre nazioni europee.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Dicono che nel giro di due o tre anni la bolletta calerà, perché entreranno in funzione nuove centrali elettriche più efficienti e meno costose. Data l'esperienza, siamo liberi di dubitare.
Una volta c'era solo uno che vendeva l'elettricità, l'Enel. Oggi ce ne sono tanti, perchè l'Enel è stato in parte privatizzato e il mercato è stato aperto alla concorrenza.
La chiamano liberalizzazione.
L'idea era che la liberalizzazione del mercato elettrico avrebbe migliorato il servizio.

SIGNORA 1
La tolgono a tutto il paese. Infatti se vedete io ho messo tutte luci di emergenza dentro casa mia".

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
La liberalizzazione avrebbe dovuto anche far calare le tariffe dell'energia.

SIGNORA 2
Queste sono le bollette dell'Enel del 2003, sei bollette, ciascuna bimestrale. Siamo in quattro non sempre, a volte due, a volte tre, a volte quattro. A me sembra che queste siano cifre semplicemente spaventose rispetto ai nostri consumi.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Chi non è contento deve aspettare fino al 2007. E poi potrà lasciare l'Enel perché, dicono, saremo tutti liberi di sceglierci il fornitore di elettricità che preferiamo.

SIGNORE
Mah, io sono nato con l'Enel e data la mia età rimarrò sempre con l'Enel. L'unica cosa che io direi semmai, ai nostri amministratori, sono le fonti alternative.

AUTRICE
Investire nelle fonti rinnovabili costa, ed è per questo che tutti quanti fin dal 1991 stiamo pagando un contributo in bolletta, per incentivare la produzione di energia pulita. E allora come mai le fonti rinnovabili sono solo il 15%?

BRUNO TABACCI - presidente Commissione Attività Produttive della Camera
Questo meccanismo ha finito per incentivare le false rinnovabili. S'è fatto passare un po' di tutto, anche i derivati degli idrocarburi.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Il meccanismo è tutto nella legge del '91. E' bastato aggiungere a "fonti rinnovabili" la parola "o assimilate". Per esempio uno stabilimento come questo invece di disperdere il calore, lo trasforma in elettricità per i suoi impianti. Anche i gas prodotti dalla lavorazione del petrolio si possono trasformare in elettricità. Entrambi incassano il contributo dalle nostre bollette come se producessero energia con il vento o con il sole. Quindi alla fine, invece di aiutare i produttori di energia pulita, da 15 anni chi stiamo aiutando?

BRUNO TABACCI - presidente Commissione Attività Produttive della Camera
Abbiamo aiutato alcuni petrolieri che hanno prodotto energia sulla base della legge del '91 a fare dei bilanci floridi, non c'è dubbio che sia così.

VOCE FURI CAMPO DELL'AUTRICE
Il prelievo sulle nostre bollette, sempre più care, non è finito nell'energia pulita, ma in gran parte nelle tasche dei petrolieri, come per esempio Moratti, il patron dell'Inter. L'Inter segna. E noi paghiamo...

LUIGI TARANTO - direttore generale Confcommercio
Tanto per dare una cifra, soltanto nel 2003 si tratta di circa 2700 milioni di euro, quasi il 6% della bolletta elettrica.

MILENA GABANELLI
Il conto finale per il contribuente è di 30 miliardi di euro.
Perchè negli anni novanta c'era bisogno di nuove centrali e questi incentivi dovevano servire a creare dei concorrenti all'Enel e a finanziare impianti di energia pulita. Invece la maggior parte è finita nelle tasche dei Moratti, i Garrone, i Lucchini, Merloni, Falck, l'Eni e gli Agnelli della Edison. Questi industriali hanno prodotto energia ricavata dal calore dei loro impianti e l'Enel anziché comprarla a prezzo di mercato l' ha acquistata a prezzi incentivati come se fosse energia eolica o da pannello solare. E l'incentivo lo paghiamo noi direttamente in bolletta. Nel frattempo è arrivata anche la concorrenza

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
In principio erano l 'Eni e l'Enel. In seguito alla privatizzazione dell'Eni nel '95 e dell'Enel nel '99 è stato abolito il monopolio ed è stata introdotta la liberalizzazione. Altre imprese possono far concorrenza all'Enel e all'Eni nella vendita dell'elettricità e del gas.

Quindi se vi sembra di pagare troppo per il gas da cucina o per il riscaldamento, potete sempre comprarlo da un altro. Ma davvero? Proviamo.

Questa signora per esempio vive a Roma ed è servita dall'Italgas.

Sta provando a chiamare un'azienda del gas del nord, l'Asm Brescia

UTENTE DOMESTICO
Vorrei sapere per eventualmente cambiare la società del gas.

al telefono, call center Asm Brescia
Noi per un'utenza domestica non possiamo fare un'offerta, capisce?

RENZO CAPRA - presidente Asm Brescia
Non è appetibile, perché il costo del trapasso di fornitore è alto.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Quindi in pratica l'utente domestico non può scegliersi un altro fornitore.

RENZO CAPRA - presidente Asm Brescia
Non è che non può, non conviene a nessuno. Cioè viene ritenuto "tu sei con quel tale, peggio per lui, stai con lui".

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
E nell'elettricità? Nell'elettricità se anche non vi va bene l'Enel vi tenete l'Enel, perché l'utente domestico non è libero e non lo sarà fino al 2007. Ma almeno la qualità del servizio è migliorata?

UTENTE DOMESTICO
Sempre la domenica, quando metto l'arrosto la luce va via, ma non perché mi salta la valvola, perché la tolgono. A volte mettono i cartelli sulla porta e a volte niente, ce la tolgono e via. Difatti sempre i dolci si rovinano, ogni volta che levano la luce.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Solo che non li chiamano disservizi, li chiamano "distacchi programmati".

UTENTE COMMERCIALE 1
Programmati non lo so, io all'infuori del black out, quello dell'anno scorso, che ha creato notevole disservizio perché ho dovuto buttare via un frigorifero di gelati, il che mi è costato 400 euro che nessuno mi ha rimborsati.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
E poi ci sono tutti quelli a cui l'Enel ha messo il contatore nuovo. Molti non riescono più ad usare una lavatrice e un forno contemporaneamente perché salta l'interruttore.

UTENTE COMMERCIALE 1
Sceglierei un fornitore alternativo rispetto all'Enel, subito.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Ma questa signora per il suo esercizio commerciale può già scegliere un fornitore alternativo. Dal primo luglio infatti tutti i possessori di partita iva sono stati liberati e possono abbandonare l'Enel.

UTENTE COMMERCIALE 2
No, non sapevo assolutamente nulla di questa opportunità che andasse in vigore il primo luglio. Penso proprio di non cambiare, almeno per il momento, prima di saperne qualcosa di più.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Al momento gli sconti medi netti per chi passa alla concorrenza sono nell'ordine del 4% all'anno. Ne vale la pena secondo il titolare di questo ristorante-albergo di Portogruaro, che ora paga la bolletta non più all'Enel ma alla Tradecom.

AUTRICE
Perché l'elettricità comunque vi costa abbastanza cara?

MASSIMO ZANON - titolare albergo ristorante
Nel caso nostro che non è di sicuro una grandissima azienda, si superano i 20 mila euro circa in un anno.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Il 4% di 20mila euro sono 800 euro risparmiati per lui. E si aspetta di risparmiare anche di più.

MASSIMO ZANON - titolare albergo ristorante
Ci mettiamo come primo obiettivo un 10%, con la speranza che possa aumentare anche a breve tempo.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Ma come fanno i concorrenti dell'Enel a far pagare l'elettricità meno dell'Enel?

DIEGO PELLEGRINO - Tradecom
Allora, noi misceliamo chiaramente più forniture. Prendiamo quella da estero che è la più conveniente di tutte, ci mettiamo un po' di idroelettrico che è un'altra fornitura nazionale molto conveniente, e poi il 100% della fornitura la chiudiamo con l'energia termoelettrica che però purtroppo è quella che costa un pochino più cara. Tutto questo messo insieme ci permette di essere competitivi sul prezzo.

AUTRICE
Cioè di offrirlo a un prezzo più basso dell'Enel?

DIEGO PELLEGRINO - Tradecom
Esattamente.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
In sostanza i concorrenti dell'Enel fanno shopping di elettricità all'ingrosso per poi rivenderla. Per creare più concorrenza è nata anche la Borsa elettrica, un mercato telematico dove gli operatori invece di comprare e vendere azioni, comprano e vendono il chilowattora.

SERGIO AGOSTA - amministratore delegato Gestore Mercato Elettrico
Dal primo di gennaio le grandi municipalizzate, i grossisti, i trader potranno direttamente comprare in Borsa dai grandi produttori l'energia, e rivenderla a loro volta e distribuirla ai loro clienti finali.

AUTRICE
Quindi anche alle famiglie?

SERGIO AGOSTA - amministratore delegato Gestore Mercato Elettrico
Sicuramente.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Gli operatori concorrenti dell'Enel avevano voluto la Borsa elettrica per creare più concorrenza e portare a bollette più basse. Ora la Borsa ha iniziato a funzionare, ma il calo dei prezzi non si è visto, perché?

FABIO LEONCINI - Aiget - associazione grossisti e trader energia
Perché sta di fatto che ancora al giorno d'oggi la Borsa non ha fatto altro che mettere nero su bianco questo effetto: l'operatore che il più delle volte fissa il prezzo in Borsa è l'Enel.

PIPPO RANCI - ex presidente Autorità per l'Energia
C'è un problema di insufficiente pressione concorrenziale, per questi motivi il prezzo non scende, anzi.

AUTRICE
Quindi c'è un problema, ci sono troppo pochi produttori?

PIPPO RANCI - ex presidente Autorità per l'Energia
Sì.

AUTRICE
L'Enel è ancora troppo presente, troppo forte?

PIPPO RANCI - ex presidente Autorità per l'Energia
Sì.

FABIO LEONCINI - Aiget - associazione grossisti e trader energia
È come dire, se io lascio il lupo nel pollaio, è inutile dopo che mi strappi le vesti dicendo che le galline sono state tutte ammazzate e mangiate dal lupo.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Il problema per la concorrenza è che l'Enel è troppo potente e quindi determina i prezzi a seconda dei suoi interessi. Mettiamo per esempio che un concorrente abbia costruito una nuova centrale elettrica. Per poter vendere la sua energia deve collegare la sua centrale alla rete ad alta tensione. Ma la rete è in mano al suo rivale, l'Enel.

FRANCO DEBENEDETTI - senatore e imprenditore
L'Enel non ha interesse che questo collegamento avvenga, perché quanto più in ritardo avviene, tanto più lei non subisce la concorrenza di questa nuova centrale che viene fatta.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Sulla bolletta pesa anche una specialità solo italiana: la tassa sulla tassa. In questa bolletta ci sono 25 euro di imposte, erariali e addizionale enti locali. Ai quali si aggiunge il 10% di Iva e cioè altri 2 euro e mezzo.
La stessa cosa sulla bolletta del gas, dove il 45% sono imposte. E anche nel gas non c'è ancora una reale concorrenza perché c'è uno che domina, l'Eni.

RENZO CAPRA - presidente Asm Brescia
Il gas noi lo comperiamo e chi è grosso comperandolo all'ingrosso lo compra a prezzi minori.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Il gas si compra all'estero, dall'Olanda, dalla Russia o dall'Algeria.
Siccome il controllo dei metanodotti ce l'ha Snam Rete Gas del gruppo Eni , ai concorrenti che importano il loro gas in Italia, qualche volta l'Eni ha risposto: "mi dispiace ma i metanodotti sono già pieni, per il vostro gas non c'è posto".
Di fatto anche se non hanno più il monopolio, l' Enel e l'Eni dominano e questo vuol dire una cosa sola.

PIPPO RANCI - ex presidente Autorità per l'Energia
Vuol dire che hanno una maggiore possibilità di tenere prezzi anche abbastanza elevati senza che nessuno li infastidisca.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
E tutto finisce poi nelle tasche dell'azionista di maggioranza: il Tesoro.
Potrà mai infastidirli se Enel e Eni tengono i prezzi alti?

AUTRICE
Cioè il Tesoro non ha nessuna interesse a liberalizzare veramente?

FABIO LEONCINI - Aiget - associazione grossisti e trader energia
Il Tesoro, effettivamente...

AUTRICE
In quanto azionista dell'Enel?

FABIO LEONCINI - Aiget - associazione grossisti e trader energia
In quanto azionista dell'Enel, chiaramente no.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Certamente al Tesoro conviene che le bollette non scendano, così noi utenti ogni volta che accendiamo la luce e che attacchiamo il riscaldamento finanziamo, senza saperlo, la riduzione del debito pubblico.
Ma l'amministratore delegato dell'Enel, Paolo Scaroni, fa gli interessi delle casse del Tesoro o di noi utenti?

AUTRICE
Scusi, dottor Scaroni... se possiamo concordare un'intervista...

PAOLO SCARONI - amministratore delegato Enel
Guardi, qui c'è il capo.

Ufficio stampa Enel
Se lasci tutti i tuoi numeri, ti richiamiamo e la organizziamo bene.

AUTRICE
Va bene.

VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTRICE
Noi i nostri numeri li abbiamo lasciati, abbiamo fatto richiesta scritta e abbiamo aspettato tre mesi, ma l'amministratore delegato dell'Enel, Paolo Scaroni, si è sottratto al confronto. Come l'amministratore delegato dell'Eni, Vittorio Mincato, il presidente di Autostrade per l'Italia, Gian Maria Gros Pietro, l'azionista di controllo Gilberto Benetton, e il presidente di Telecom Italia Marco Tronchetti Provera.
Forse non amano parlare degli abusi della loro posizione dominante, anche se poi fanno la fila per stringere la mano al presidente dell'Antitrust e tutti lodano e invocano la mitica concorrenza.

GIUSEPPE TESAURO - presidente Antitrust
Per la verità la vogliono la concorrenza, ma per gli altri. È un discorso culturale.

GIULIO SAPELLI - economista
Doveva succedere che cambiasse la cultura dell'imprenditore italiano, il cui paradigma è: famiglia ricca, impresa povera. Le famiglie sono ricche, ma le imprese sono sottocapitalizzate. Bisognava capire che bisognava reinvestire nelle imprese gran parte dei guadagni.

AUTRICE
Cioè quelli che se le sono comprate alla fine avrebbero dovuto investirci di più?

GIULIO SAPELLI - economista
E invece hanno puntato di più su un guadagno speculativo. Ci sono stati degli imprenditori che hanno gli onori della cronaca - degli speculatori finanziari che sono tutti i giorni sui giornali - che hanno interpretato l'ondata di privatizzazioni come un'occasione per dei raid, per delle corse speculative comprando e vendendo appena le azioni andavano su, generando una confusione nel mercato, un crollo delle fortune dei piccoli azionisti. Quindi è stato un processo poco ordinato. Ma perché - perché siamo un paese poco ordinato. E abbiamo una borghesia molto segmentata, molto divisa e che pensa molto all'interesse particolare. Ecco. Invece le privatizzazioni dovevano essere un'occasione di crescita e di sviluppo economico.
Non lo sono state.

MILENA GABANELLI
In paio di occhialic'è un po' di gas di luce di telefono di autostrada, se non vengono fatti investimenti per renderlo competitivo costerà sempre di più e alla fine arriverà qualcuno che lo venderà a meno e io perderò il posto di lavoro. Per questo lo stato che oggi non è più giocatore, ma arbitro, deve sorvegliare che chi ha raccolto le sue spoglie non se ne approfitti troppo. E lo deve fare attraverso le autorità di settore con potere di sanzione per le aziende che non fanno gli investimenti necessari e di vigilanza sugli extraprofitti, come succede in tutto il mondo. Pubblicità e poi proveremo anche a riderci su.

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MILENA GABANELLI
La storia delle nostre privatizzazioni l'abbiamo vista, e noi pensiamo che siano una cosa buona, lo abbiamo detto purché lo Stato vigili. Adesso cambiamo prospettiva e guardiamo la parte folle, quella anche un po' via di testa. Il grande privatizzatore d'acqua secondo di Bebo Storti. La visione è consigliata ad un pubblico preparato.



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